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Lettere Finanziarie

È il momento di emettere anche titoli di Stato indicizzati alla Borsa

Foto: MEF

Da oggi, lunedì 18 a mercoledì 20 maggio andrà in collocamento il BTP Italia, un titolo di Stato indicizzato al tasso di inflazione italiana e destinato principalmente ai risparmiatori residenti in Italia (il 21 maggio per gli investitori istituzionali).

Questa emissione sarà interamente dedicata a finanziare le spese dei recenti provvedimenti a supporto del sistema sanitario, per la salvaguardia del lavoro e a sostegno dell’economia nazionale. Il tasso cedolare (reale) annuo minimo garantito è stato fissato all’1,40%. Il titolo, con godimento 26 maggio 2020 e scadenza 26 maggio 2025, corrisponde cedole ogni 6 mesi, insieme alla rivalutazione del capitale per effetto dell’inflazione dello stesso semestre. Per coloro che lo sottoscriveranno e lo deterranno fino a scadenza, è previsto un premio fedeltà pari all’8xmille del capitale investito.

Auspichiamo che questa emissione riscontri un successo ancora maggiore delle precedenti. Anche il titolo oggetto di questa proposta sarebbe destinato principalmente agli stessi investitori e, anche per il suo contenuto innovativo, non si potrebbe escludere di offrire queste emissioni persino all’estero.

In finanza, siamo oramai abituati a utilizzare sempre più parole in inglese. D’altro lato, molte delle strutture e degli strumenti finanziari che ancora utilizziamo sono nati in Italia. Tra il Medioevo e il Rinascimento vengono alla luce innovazioni come le prime forme moderne di società di capitali, il formato attuale della banca ma anche le originarie obbligazioni governative (i Prestiti della Repubblica di Venezia). I primi titoli di Stato della storia non avevano scadenza (erano perpetui), la loro sottoscrizione era di tipo forzoso e riconoscevano un interesse annuale pari al 5%. Erano negoziati sul secondario al mercato di Rialto. In tempi più recenti, il 1 luglio 1963, una società italiana, Autostrade, allora nelle partecipazioni statali, offrì la prima emissione di Eurobond (titoli emessi da corporates, stesso nome ma diversa categoria rispetto ai titoli sovranazionali europei di cui oggi tanto si discute). I titoli, garantiti dall’IRI, finanziarono il completamento dell’Autostrada del Sole. Questi Eurobond sono obbligazioni internazionali denominate in una valuta diversa da quella domestica. Quell’emissione specifica era denominata in dollari, offerta a Londra da una società italiana agli investitori in valuta statunitense cross-border e quotata alla Borsa del Lussemburgo. È riconosciuta come uno strumento che ha permesso l’apertura di un mercato dei capitali internazionale.

Foto: Borsa del Lussemburgo

Attualmente, la grande crisi sanitaria ed economica provocata dal coronavirus sta causando un forte aumento del fabbisogno dell’indebitamento pubblico. Uno degli effetti dell’aumento del fabbisogno nazionale (per la quota parte non detenuta dalla banca centrale), a parità di condizioni (tassi d’interesse, proporzione della bilancia dei pagamenti etc.) è che gli investitori aumentino il rapporto dei titoli di Stato rispetto al capitale privato sul totale delle attività, creando quindi uno spiazzamento, da parte del debito pubblico, nei confronti degli investimenti in capitale privato. Nel recente ciclo storico, l’intervento pubblico nelle società quotate è diminuito ma, ultimamente, abbiamo assistito a casi come quello della Banca centrale giapponese, la quale da anni oramai acquista ETF azionari giapponesi all’interno dei suoi programmi di QE, oppure della Banca centrale svizzera, con il suo programma di acquisto di azioni quotate negli Stati Uniti. Il Tesoro statunitense si riserva di acquisire partecipazioni azionarie nelle azioni quotate a cui fornisce aiuti a causa degli effetti del COVID-19. Una gran parte della normativa sugli aiuti di Stato dell’Unione Europea è in via di una notevole evoluzione, così come i diritti speciali che lo Stato può esercitare per i settori strategici.

In questo momento di grande crisi, occorre quindi non escludere a priori nessun tipo di nuovo intervento, se non avendo prima attentamente valutato i suoi possibili costi e benefici. La misura che si propone in questa analisi non prevede aiuti diretti per il mercato azionario ma solamente un suo stimolo a costo zero (anzi incrementando, allo stesso tempo, le risorse finanziarie a disposizione dello Stato), tramite uno strumento innovativo, del quale potrebbero avvantaggiarsi il settore pubblico, le società quotate, i risparmiatori e quindi l’economia nel suo complesso.

La capitalizzazione delle società quotate in Borsa Italiana era pari, al 30 dicembre 2019, a € 644 miliardi, mentre, al 31 marzo 2020, era scesa a poco più di € 467 miliardi, con una flessione superiore al 27% (dati Borsa Italiana). La Borsa di Milano rappresenta, più di ogni altro campo, l’immagine del capoluogo lombardo ma, allo stesso tempo, ne comprende i diversi settori economici, anche alcuni di quelli più colpiti dalla pandemia come il retail, il turismo, l’HO.RE.CA, l’intrattenimento, fiere ed eventi.

Fonte dati (1975-2019): Borsa Italiana

Le obbligazioni governative legate a titoli azionari potrebbero rappresentare un’alternativa all’investimento diretto nel sottostante, particolarmente efficace per avvantaggiarsi delle eventuali aspettative di rialzo del mercato azionario, senza tuttavia mettere a rischio il capitale investito. Le obbligazioni convertibili (ibridi tra debito e equity) esistono già per i corporates da più di 150 anni e le banche inoltre, da decenni oramai, emettono anche obbligazioni legate a indici azionari o basket di titoli. Non ci risulta però che uno Stato abbia ancora deciso di emettere propri titoli indicizzati alle azioni. I sottostanti di questi titoli innovativi potrebbero essere: indici della Borsa Italiana, specifici panieri di azioni quotate ma anche ETF. Si può prevedere una scadenza pari a quella di titoli simili (tra 5 e 10 anni), con l’ausilio di intermediari specialisti (market-makers), a garanzia della liquidità sul mercato secondario. Per gli investitori, il trade-off sarebbe costituito dalla perdita degli interessi rispetto a una comparabile emissione. Tale rinuncia risulterebbe controbilanciata dalla partecipazione nell’eventuale apprezzamento dei titoli azionari sottostanti, con la garanzia, assicurata dallo Stato italiano, della restituzione del capitale alla sua scadenza.

Tramite questo nuovo strumento, si propone quindi di:

  1. Diversificare il più possibile le forme di finanziamento dello Stato (in futuro con emissioni di questo tipo anche in altre valute);
  2. Limitare al massimo lo spiazzamento dell’investimento privato causato dal considerevole ma indispensabile aumento del fabbisogno pubblico;
  3. Assicurare la stabilità dei flussi finanziari verso la Borsa Italiana, per evitare perdite di capacità produttiva del paese e anzi aumentando gli investimenti per la riconversione economica;
  4. Concentrare gli aiuti (oltre al generale e necessario sostegno di breve periodo al reddito e alle perdite economiche, per la sicurezza sul lavoro, la formazione e lo smart working) sui settori economici più colpiti dalla pandemia
  5. Rilasciare maggiori risorse per sostenere, oltre che con grants e finanziamenti agevolati eventualmente anche tramite equity, le categorie economiche che non possono altrimenti facilmente accedere al mercato dei capitali come le PMI e le startup;
  6. Dirigere, anche tramite il contributo dei fondi europei, gli investimenti pubblici sulla green economy, infrastrutture, nuove tecnologie e risorse per rendere più efficienti i servizi pubblici;
  7. Per lo Stato italiano, finanziarsi a livelli di mercato interessanti grazie alla carica innovativa di questo strumento.
  8. Attrarre (nudging) l’enorme stock di liquidità presente nei conti correnti delle banche con la possibilità di offrire agli investitori rendimenti aggiuntivi e aumentando il flusso netto di capitali verso l’Italia;
  9. Incentivare gli investitori privati tramite l’esistente e più favorevole tassazione sui titoli di Stato rispetto a quella sui titoli azionari.
  10. Garantire un’esposizione, per i risparmiatori che possono sopportarne il rischio e con la garanzia del capitale assicurata dallo Stato, a un eventuale apprezzamento della Borsa.

Sulla base dei passati successi del BTP Italia, ma anche di simili titoli ibridi emessi da società private e banche, è possibile stimare volumi di emissione aggiuntivi in un range tra € 150/200 miliardi annui (scadenzati in emissioni periodiche e ravvicinate) con un delta effettivo (cioè l’impatto dell’investimento sul mercato azionario) pari fino al 10% dell’emissione, quindi circa € 15/20 miliardi annui.

Una proposta di un nome per l’emissione di buoni del Tesoro poliennali legati all’andamento della Borsa Italiana potrebbe essere BTP Milano (e Milanbond per gli investitori esteri).

Salvatore Miserendino, CFA

Dottore Commercialista & Revisore Legale

Director, BeaconRise

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